Cose che mi danno il nervoso

Con questo titolo annuncio ufficialmente (beh, è da tanto che non scrivevo nulla, quindi un annuncio in pieno stile ci sta, no?) il primo post della rubrica spensierata pour parler, dal titolo molto semplice, ma che tutto sommato trovo adatto.

Benvenuti nel mio salotto!

SALOTTOSTELLA
No, non è il salotto di casa mia, ma mi piacerebbe. Del resto, “pink is pretty” (un biscotto a chi coglie la citazione).

In questi giorni, oltre che in questo periodo in generale, mi sono capitate delle cose alquanto bizzarre, sia nella vita di tutti i giorni sia sui social e, dato che ritengo che la vita virtuale sia una parte comunque reale della nostra vita per intero, tali avvenimenti si sono accumulati e mi hanno dato fastidio tutti assieme. Quando dico che la vita virtuale è una parte comunque reale della vita in toto va da sé che in questo caso parlo di me perché ho scelto di essere me stessa anche sul web, quindi non inventando nulla di sana pianta; le ragioni sono molto semplici:

  1. Non ha senso mentire per me, dire cose che rispondono al falso, anche perché non riuscirei nemmeno a farlo: mi sentirei disonesta dapprima con me stessa e poi con gli altri;
  2. Preferisco incanalare la fantasia che userei nelle bugie in qualcosa di più creativo, magari scrivendo.

Dopo questa premessa, ecco che mi accingo a parlare delle cose che mi fanno salire il nervosismo (o il “nervoso”, per dirlo in modo più colloquiale) oppure davvero arrabbiare.

Ammetto che il tutto si potrebbe risolvere con una parola sola, lagggente, ma non sarebbe specifico, quindi approfondirò il discorso.

Ho buttato giù una lista di venti punti così come mi sono venuti in mente: dieci erano troppo pochi perché, sebbene in questo periodo cerco di essere più serena, quando mi arrabbio non ce n’è per nessuno.

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Non potevo non citarli.

Pronti? Via! Un attimo: il titolo è liberamente ispirato al titolo di questa canzone che trovo divertentissima e simpatica.

  1. La gente che fa rumore quando mastica (combo: a bocca aperta): il fastidio derivato da questo gesto è tanto e tale, credetemi. Vi basti pensare che, quando pranzo con i miei genitori e mio fratello, quest’ultimo e mio padre tengono un concerto masticatorio che mi fa venir voglia di ribaltare il tavolo. Non lo faccio perché poi cadrebbe anche il cibo a terra, oltre a loro due, e ho detto tutto;
  2. Chi fa rumori troppo forti quando si soffia il naso: collegato al punto uno, anche questi rumori mi danno molto fastidio. Ammetto però che io non so soffiarmi il naso e non saprei nemmeno fare il suono di una trombetta smorzata e infatti per me soffiarmi il naso è un’impresa;
  3. La gente che parla ininterrottamente durante un viaggio: lo ammetto, quando viaggio tendo a stare quanto più possibile sulle mie sia se viaggio da sola (quando prendo i mezzi) sia se sono in macchina con persone che sono costretta a tollerare o che non sopporto proprio. Tendo a mettere le cuffie e a leggere, e non sopporto che mi si “inviti” a chiacchierare se non ho voglia o di ascoltare il ciarlare alrui su cose che non mi interessano. Non dico di no alle frivolezze, quando viaggio coi miei amici sono pronta alla chiacchiera, ma questo deriva dal fatto che loro sono persone a cui voglio bene e di cui amo la compagnia, con loro ci sono cose di cui parlo volentieri e posso essere me stessa. Se devo sentire “Tizio, il figlio di Caia, ha fatto questo, questo e quello”, io passo, e non mi importa di passare per asociale;
  4. Chi vuole convincere le altre persone a pensarla come loro facendo della sterile polemica: credo che questa sia una delle cose per le quali provo davvero un odio molto forte e penso che ci sarebbe molto da dire, sebbene possa esser abbastanza chiaro in queste poche parole. Ritengo che il confronto, educato e ragionato, sia uno dei motori della società, e cercare un dialogo anche con persone che la pensano in modo diverso dal nostro è bello, perché può arricchire gli interlocutori. Se invece si cerca a tutti i costi di imporre il proprio pensiero allora mi inalbero, perché dapprima non è giusto, poi perché lo trovo davvero maleducato e poi perché se non sai né argomentare in modo civile né desideri solo uno scambio, ma una specie di “indottrinamento”, allora non ha proprio senso cercare il dialogo con questa persona. Ecco, voler portare avanti una discussione solo per contraddire gli altri, senza nessun fondamento logico nel discorso, ma solo per avere ragione mi dà fastidio: questa è l’accezione in negativo della parola polemica, a cui aggiungo il termine sterile. Brutto da dire, ma persone del genere possono parlare solo con una cerchia di persone che la pensano come loro e che quindi confermano e rafforzano quel dato modo di ragionare e che poi magari, quando non sanno come controbattere, alla fine partono col “avrai anche ragione, ma io la penso così”. Sul serio?
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    Non sono persone con cui voglio avere a che fare;
  5. Chi dice di volere il confronto con te sui social, ma dopo averti eliminato dai contatti adducendo anche la scusa “evidentemente non sono la persona con cui puoi interagire”: NO. Mi ricollego a quello che ho detto proprio prima: il confronto è bello, tanto bello. Circondarsi di persone che la pensano come te perché non sai e non vuoi (perché non sai farlo) portare avanti un discorso con chi la pensa in modo diverso e ti fa notare qualcosa in modo educato per me non ha senso. Rimuovermi dai contatti cercando poi di arrampicarsi sugli specchi dicendo tante cose che non hanno fondamento meno che mai. Il disagio, signori miei. Ebbene sì, questa cosa mi è capitata;
  6. Essere svegliata dal telefono che squilla: e poi magari scopri che sono anche i gestori di telefonia a svegliarti, nemmeno una chiamata di qualcuno che conosci. No, non lo sopporto;
  7. La gente che parla alle persone che si sono appena svegliate o che accende la televisione di prima mattina: ammetto candidamente di essere una persona che la mattina al risveglio ha una routine che trova necessaria per far sì che la giornata inizi nel migliore dei modi. Mi serve solo della musica (nelle cuffie, perché non abitando da sola tendo a non disturbare le coinquiline) o il silenzio e preparare la colazione canticchiando, tutto qui. Parlarmi appena sveglia iniziando a dire un fiume di parole (di cui è sicuro che ne ascolterò sì e no mezza) e pretendendo anche che io risponda subito a tanto ciarlare mi fa solo dire “non ce la posso fare”. Davvero, abbiate pietà.  Va bene essere pimpanti e pieni di energie sin da subito, appena alzati, non è una cosa che condanno, ma rivolgermi la parola a macchinetta così non permette a me di stare bene, col risultato che il malumore salga prepotente e per una buona parte della mattinata. Idem se si accende la televisione. Mi dà molto fastidio sentire la televisione appena alzata, specie se è a volume alto; sia a casa dai miei sia con le coinquiline avrò detto mille volte che basterebbe dirmi “posso accendere la televisione?” di modo che andrei anche in camera per non sentirla, ma no, la accendono comunque. E questa è una mancanza di rispetto, ma litigare non porta comunque a nulla, col risultato che sto mettendo da parte i soldi per andare a vivere da sola;
  8. Gli ex che ritornano: nella mia vita sono stata abbastanza sfortunata sentimentalmente parlando e non ho capito perché, dopo avermi tradita e aver scelto qualcuno che millantavano di amare davvero (con tanto di fidanzamento ufficiale, con l’altra persona ovviamente, non con me), fossero tornati. In verità la risposta è questa: torniamo da quella scema che ci trattava bene e con rispetto nell’attesa di trovare un’altra per poi scaricarla daccapo, tanto è sicuro che ci tiene. Postilla più scurrile: intanto che troviamo un’altra andiamo a infilarlo nel “buco sicuro”. Esser stata trattata come un oggetto è forse la cosa che mi ha fatto più male di tutte, al di là del tradimento (che non concepisco proprio). A differenza delle protagoniste di quelle storie romantiche da quattro soldi, io ho capito che la minestra riscaldata non solo fa schifo, ma soprattutto che persone del genere non dovevano mai più avvicinarsi a me e provare a farmi ancora del male. Fatto sta che le persone che si comportano così le detesto nel profondo;
  9. La gente che ha pretese immotivate: voglio essere molto sincera, con me il rispetto si guadagna. Di base sono una persona che rispetta chiunque, anche gli sconosciuti, ma è anche vero che pretendo rispetto anche dagli sconosciuti. Se per esempio sono su un autobus urbano e vedo una persona anziana, essendo di mio una persona (credo) gentile e che vuol bene al prossimo, cedo volentieri il mio posto a sedere, sempre che io non sia stanca (come quando vado a comprare cose al supermercato più fornito e ho delle bustone da trasportare fino alla fermata oppure quando la mattina vado in ospedale per farmi dei prelievi e non faccio logicamente colazione); se però mi si dice “alzati, fammi sedere” con tono duro e pretenzioso oltre che cattivo, io quelle parole te le faccio mangiare a suon di calci… metaforici, ovviamente. Pretendere qualcosa solo perché ti aspetti che la gente faccia qualcosa per te perché fai parte di quelle “categorie” di persone che si impara a rispettare e a trattare con gentilezza fa di te la prima persona che non rispetta il prossimo, quindi il mio rispetto di base riservato anche a te, persona sconosciuta, viene meno;
  10. Chi non capisce che non si è obbligati a trovare tutto divertente o ciò che reputano gli altri divertente: personalmente sono una persona molto autoironica (anche e soprattutto sul mio aspetto fisico), che ha imparato a non prendersi molto sul serio che ama ridere e fare battute su qualsiasi cosa. Che siano battute intelligenti, con rimandi, demenziali, spicciole e con allusioni sessuali io rido. Adoro anche il black humour (non mi addentro in questo contesto su quello che reputo black humour, magari in un’altra occasione volentieri). Chi mi conosce però sa che è difficile farmi ridere; può sembrare un paradosso, ma non lo è.
    Ci sono però persone che criticano chi non ride alle loro battute e non capisce il loro umorismo. La cosa è abbastanza semplice: se si fanno battute che non si trovano divertenti non puoi costringere le persone a ridere per forza. Ognuno di noi ha una visione della vita differente che porta a fare ironia su alcune cose mentre su altre se ne fa meno o per nulla: è una cosa normalissima e molto umana, a mio avviso. Quello che non tollero è criticare il senso dell’umorismo altrui dicendo “ma ridi” se la cosa non fa ridere al singolo a cui vuoi imporre la risata, non si è dissimili dalle persone di cui parlo nel punto quattro, perché vuoi spingere qualcuno a pensarla come te se vuoi che ridano di X cosa che a te fa ridere e loro no.
    Preciso che in questo non caso non parlo di quelle battute che vengono spacciate per umoristiche laddove sono offese gratuite e stupide (come per esempio molte battute sessiste che non fanno ridere visto che non hanno lo scopo di suscitare il riso), ma dell’atteggiamento “bisogna ridere di tutto nella vita perché la vita è già pesante di suo”. Non è così, e non è giusto mettere l’etichetta di persona non mentalmente elastica se non si riesce o non si vuole ridere di tutto;
  11. Il bodyshaming: che sia rivolto alle donne, che sia rivolto agli uomini, alle persone in sovrappeso, alle persone in sottopeso, a chiunque, è una cosa che fa schifo. E, lo dico e non lo nego, fanno schifo anche le persone che si permettono a disprezzare gli altri basandosi sul loro corpo. Attenzione, non sto dicendo che debba piacere chiunque a ognuno, ma dire cose del tipo “mangia un poco di più, sei così magro!”, “le ossa diamole ai cani!”, “che balena spiaggiata!”, “ma non vedi come sei? Vai da un medico!” è sbagliato oltre che da stronzi. Le ragioni sono molto semplici e provo a fare un elenco.
    a) La gente a casa ha uno specchio. Sembrerà strano, ma in tutte le case c’è almeno uno specchio, non c’è bisogno che diciate agli altri come sono. Lo sanno benissimo, lo sappiamo benissimo.
    b) Dire a qualcuno qualcosa sulle proprie condizioni di peso non servirà mica e soprattutto basterà per fare intraprendere a queste persone un percorso per stare meglio. Il percorso di ognuno, a parte esser personale e calibrato sul singolo, deve necessariamente partire dalla persona stessa; a nulla servono le parole degli altri se non è la persona a voler far qualcosa per star meglio.
    c) Anche se la si mette sul discorso “io parlo per la tua salute!” a parte ricollegarsi ai punti precedenti, c’è da dire che se così fosse al massimo si userebbero parole più gentili e non un “che schifo” (che nella maggior parte dei casi viene anche detto oltre che pensato), ma nemmeno con toni più pacati è da dire. Questo perché non siete medici, e se lo siete non siete autorizzati a dirlo a qualcuno per strada o su un social. Nel caso in cui questa persona con problemi di peso venga nel vostro studio a visita e avesse segni e sintomi ascrivibili alla propria condizione fisica allora e solo allora potreste dirlo. Certo, anche in quest’occasione ci si collega al primo punto, ma qui siete autorizzati a dirlo, perché la persona è venuta da voi, medici e non persona che passa per strada, rivolgendosi a voi come professionista. Il fatto che poi si debba esser sempre e comunque educati dovrebbe esser scontato, ma lo dico comunque;
  12. La gente che quando salta la barricata inizia a disprezzare le persone della “categoria” di cui faceva precendentemente parte: questo punto si collega a quello precedente se parto riferendomi alla mia esperienza personale. Ho sempre avuto problemi di e col peso. Ho perso molti chili, alcuni li ho ripresi e in questo momento della mia vita sto facendo controlli su controlli perché non sono pienamente in salute. Sono seguita da una dietologa e ho con lei un rapporto di amicizia; mi aveva detto, a inizio percorso una cosa che mi ha molto colpita: adesso che stai dimagrendo non diventare una persona che disprezza i “ciccioni” (ha usato la parola tra virgolette per sottolineare il disprezzo). Lì per lì ho pensato stesse esagerando dicendomi che le persone che dimagriscono, una volta magre, tendono a offendere chi è sovrappeso/obeso. Per come sono io non mi sognerei mai di fare una cosa del genere, perché non tollero le offese in alcun modo, né a farle né a riceverle e, avendo subito bullismo sia nel quotidiano (anche per il mio aspetto) sia online, so bene quanto faccia male. Invece ho scoperto che esistono davvero persone che, una volta magre, vedono quelle grasse e le ricoprono di insulti. Non so se ci sono rimasta più per la cosa in sé, per il fatto che non lo avrei mai creduto possibile, oppure perché non mi aspettavo che il mondo fosse così tanto cattivo. Fatto sta che ci rimasi di sale. Posso dire che quando leggo certe cose come “ma quanto mi fanno schifo queste persone” quando chi lo dice poco prima rientrava nel novero delle “persone schifose” (tra virgolette perché non lo penso io, ma è opinione diffusissima) mi sento male e mi arrabbio. La rabbia mi viene poi perché vengono sbandierati i propri progressi schiacciando gli altri. Anche qui vale il discorso fatto nella postilla b del punto di prima: il percorso di ognuno è personale. Mortificando e schifando le altre persone non le si aiuta e sicuramente non siete belle persone. Quando poi vengono fatte le supposizioni del tipo “non fa abbastanza”/”è una persona pigra”/”fa solo la vittima”/inserite altro lì poi è la fiera dei cliché che alla fine ricevono da me sempre la stessa risposta (perché, vi stupite che io risponda a questa gente? Forse sono più paladina di quanto non voglio ammettere): non siete la persona che state ridicolizzando, non sapete cosa passa per davvero nella testa della persona (anche se la conoscete di persona), e anche se le vostre supposizioni fossero giuste, non è comunque affar vostro perché non è che così la persona si “dà una mossa”, grazie alle parole cattive;
  13. Chi dice per prima “non giudicate gli altri”, ma dà giudizi sulla vita altrui con tanto di supposta autorizzazione a farlo: questa è una cosa per me molto ridicola, lo ammetto. Il messaggio di non fare agli altri quello che non vorresti esser fatto a te viene interpretato portando l’acqua al proprio mulino. Tu, persona generica, non devi essere giudicata, ma sempre tu puoi farlo sugli altri. La senti l’incoerenza di fondo? Per avere rispetto bisogna prima darlo, e quando ti si fa notare la palese pisciata fuori dal vaso (immagine molto evocativa, mi rendo conto) non è bello pestare i piedi come i bambini o fare le vittime: hai detto quelle cose, le parole hanno un peso, assumiti la responsabilità delle tue parole, abbi il coraggio di dire che hai sbagliato e rimedia, se puoi;
  14. Le frecciatine: sarà che ho una certa età (?) e sarà anche che sono una persona molto diretta, ma odio le frecciatine. Le odio anche da spettatrice ovvero quando non sono rivolte a me. Le trovo infantili e irritanti: perché non dire ciò che si pensa, anche se porterebbe a una discussione (eventualmente pure pesante), ma in faccia? Se si ha la forza e l’onestà intellettuale da dire una cosa in una frecciatina, perché non averne un poco di più per rivolgersi al diretto interessato, che spesso ci arriva pure. Mi sanno tanto da poracciata, non ne capisco il senso;

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    Mio marito ha parlato.
  15. Le shipwar: altra cosa che per me non hanno senso. Se non ti piace una ship perché devi attaccare i personaggi e soprattutto la gente che shippa la data coppia? Non basta girarsi dall’altro lato e passare avanti se si vedono prodotti (fanart, fanfiction, video fanmade) o anche scene, gif, no? Troppo dispendio di energia? Mah, trovo che sia più dispendioso accapigliarsi per questo, con crudeltà e cattiveria;
  16. La gente che tende ad apprezzare i personaggi in base al loro orientamento sessuale e basta: questa è una cosa che non ho mai capito, in tutt’onestà. Posso capire la preferenza per un tipo di ship, anche io ne ho una, ci mancherebbe, ma amare dei personaggi per partito preso, solo perché sono uomini omosessuali (nei fandom mi pare che sia questa la preferenza) e basta, senza considerare altro del personaggio, lo trovo riduttivo, oltre che un modo per spersonalizzare il personaggio. L’orientamento sessuale di un personaggio non è che lo rende necessariamente più interessante di altri e non è la cosa più importante del personaggio stesso. Si tratta di una caratteristica, tra le tante che rendono il personaggio così com’è, ma non è che sia l’elemento principale che lo rende tale. E quello che fanno, quello che dicono, come si pone nei confronti degli altri? Per capirci: la sua caratterizzazione mica si ferma all’orientamento sessuale. L’orientamento sessuale non definisce noi per intero come persone, figurarsi i personaggi. So bene che, al giorno d’oggi, visto che attualmente non abbiamo ancora tutti gli stessi diritti davanti la legge e al mondo, c’è bisogno di personaggi che ci permettono di rappresentare tutti, con la speranza che in un futuro prossimo questo non costituisca elemento di novità e che sia la prassi, ma ridurre i personaggi solo a cosa apprezzano sessualmente e nel caso anche sentimentalmente parlando non penso sia corretto nei confronti dei personaggi stessi;
  17. Chi dice che se non ti è piaciuto X allora sei una persona arida, non capisci niente oppure sei altro detto con parole ben peggiori: spesso le mie opinioni su questo o quello sono impopolari e mi è capitato di sentirmi dire la famosa frase “non capisci un cazzo”. Ho perso il conto di quante volte mi è stato detto e no, non è così. Non mi dilungherò sulla questione e se vi va di sapere come mi approccio alle opere vi lascio il link al post in cui ne ho parlato e vi lascio anche i due link ai post sulla soggettività e l’oggettività (questo è il secondo);
  18. La gente che si crede sempre “holier than you” e condannano le tue abitudini e preferenze: anni fa (ma credo ancora adesso) esisteva la faida tra persone che vanno in discoteca e persone che restano a casa a leggere. In poche parole la seconda categoria di persone si credeva migliore delle persone della prima perché per loro leggere è un’attività “superiore”, con la conseguenza che loro sono superiori agli altri perché leggono, stanno a casa, non escono e vanno in locali “frivoli”, così come l’attività di ballare in discoteca come anche il solo andarci. Ho sempre ritenuto che leggere aprisse la mente, allontanasse i pregiudizi, aiutasse le persone a essere più consapevoli delle cose e del mondo circostante. Contestualizzare le letture porta a riflettere, a crescere. Questo credersi migliori degli altri “gne gne gne” solo perché si legge non ce lo insegna la lettura, ma è un messaggio che ritengo sia passato da quando le statistiche affermano che si legge di meno e quindi la lettura viene vista come un qualcosa di raro, mitico, leggendario, e far parte di questa “minoranza” illude di esser in qualche modo “speciali”. Sbagliato. Il modo di vivere di una persona e come decide di spendere il proprio tempo libero non rende la persona A migliore della persona B: siamo tutti uguali;
  19. Dire che si è invidiosi di questo o quel personaggio dello spettacolo se diciamo che lo troviamo brutto: si chiamano gusti personali. Non possiamo piacere a tutti (e nemmeno dovremmo sforzarci di farlo, a mio avviso), è una cosa assolutamente impossibile, e siccome un giudizio estetico, che si limiti solo all’aspetto esteriore e non vada a offendere la persona, non ha mai fatto male a nessuno, ci sta dirlo. Si tratta di una chiacchiera come un’altra e muore lì. Il tutto sta nel modo in cui si dice, non vediamo l’invidia delle persone se dicono che X personaggio lo trovano brutto, suvvia, è una cosa che a una certa diventa anche noiosa;
  20. Questa sarà una sorpresa, mi sono resa conto che meriterebbe uno spazio a parte!

Ho blaterato abbastanza, mi sa. E questa era la prima puntata (?) del mio programma (?) chiacchiericcio. Sentitevi liberissimi di dirmi le vostre cose odiate, senza problemi; alla prossima!

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6 pensieri su “Cose che mi danno il nervoso

  1. Ehi! E la ventesima?

    Ciao ^^ si fa salotto, no? E che salotto è senza biscotti e bevande? XD a parte questo, come sempre è stato profondamente illuminante e fa venire fuori delle cose su di te che magari non sapevo, che abbiamo in comune (metà dei punti li condivido pienamente parola per parola, su tutti il punto 1) o che comunque sono delle curiosità, come ad esempio il canticchiare e metterti la musica con le cuffiette al mattino. Mi chiedi cos’è che non sopporto? Per quanto mi riguarda, non sopporto le zanzare che passano attorno alle orecchie proprio quando stai per addormentarti. Poi, non sopporto le persone che fanno casino al mattino mentre la gente dorme, e non sopporto le chiamate delle compagnie telefoniche, o comunque il citofono della pubblicità, per non parlare delle auto che ti tagliano la strada o che si mettono immobili mentre hai fretta. Ma queste, se vuoi, sono solo “cose fastidiose” che finiscono entro un’ora, poi ci rido su. Solo una cosa mi fa veramente arrabbiare, ed è l’invadenza, il non sapersi fare i fatti propri o comunque cercare di mettere bocca su cose che davvero fanno parte della mia sfera personale. Questo accade perché sono gelosissimo dei miei difetti e dei miei problemi, e se c’è qualcosa che devo risolvere, devo essere io stesso a risolverla, senza che gli altri vengano a dirmi “fai questo, non fare quello, stai facendo male”. Facciamo anche no, per piacere. L’unica soluzione è quella di saperlo dire con tatto ^^
    Diceva qualcuno “Non dirmi cosa non posso fare!” Ecco, quando sentii questa frase mi ci sono ritrovato pienamente e questo, se vuoi, è come la vedo io sul rapporto “problemi miei e la gente che si immischia” ^_^

    Tutto qui, e spero alla prossima ^^

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    1. Ciao! Tè e biscotti sono ben accetti, ma penso fosse chiaro che io per prima li avrei offerti! ^^
      Il ventesimo punto è un qualcosa di molto, molto fastidioso e visto che avevo parlato anche troppo ho pensato potesse essere una buona idea parlarne successivamente, perché no?
      Sull’invadenza e sulle persone che parlano e che mettono becco sulle tue faccende ti do ragionissima, specie quando parli di usare tatto nel parlare: pienamente d’accordo.
      A differenza tua, però, io non sono molto gelosa dei miei difetti, sempre che di gelosia possiamo parlare, nel senso che li tengo da conto e li mostro o rivelo solo alle persone a cui voglio davvero bene e in quel caso, se c’è un confronto o sono proprio io a chiedere loro un parere, io ascolto i loro consigli per tre ragioni:
      1) mi parlano in modo gentile e non mi impongono nulla nemmeno nel modo in cui dicono le cose;
      2) mi conoscono bene quindi con loro mi confido davvero e sanno anche eventuali retroscena delle cose che dico;
      3) la decisione sul da farsi spetta sempre a me alla fine, ma grazie a loro avrei una visione più ampia dele cose.
      Va da sé che quindi me la risolvo sempre io… sempre che non ci sia mia madre che ha purtroppo un atteggiamento molto autoritario e da “holier and better than you” che mi fa dire “ma pietà, io non ce la faccio”. Mi spiace dirlo, ma lei mi trova incapace e stupida, e ha la pretesa di fare sempre tutto meglio di me e a una certa pesa alquanto, ahimè. T_T
      Una prossima puntata ci sarà sicuramente, mio caro, puoi contarci! 😀

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      1. Eh, immagino che non sia facile, vivere con qualcuno di questo tipo T_T

        Per quanto riguarda i consigli comunque gli aiuti mi viene più facile “dare” che “ricevere”, ma questo richiede un discorso molto più ampio che penso di aver capito ma che è troppo lungo da dire in un commento. E sono d’accordo, a volte confrontandosi vengono fuori lati di se stessi che magari restano nascosti ^^

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